Tour de France 2020, il parere di Thomas Voeckler: “Non è così assurdo pensare al fatto che si possa correre”

Thomas Voeckler è stato l’idolo della Francia ciclistica per tanti anni. Temperamento e voglia di farsi vedere non gli sono mai mancati, anche se i risultati oggettivi alla fine non sono stati poi così esaltanti. Ora l’alsaziano è il Commissario tecnico della Nazionale francese è, come tale, un punto di riferimento sulla scena sportiva transalpina. Il suo 2020 è sicuramente scosso dal rinvio dei Giochi olimpici di Tokyo 2020 e da uno scenario Tour de France 2020 al momento decisamente incerto. Il 40enne, vincitore di quattro tappe della Grand Boucle, prova a fare il punto della situazione, fra Olimpiadi posticipate e Tour attualmente nella nebbia.

“Il rinvio dei Giochi non mi ha sorpreso. Come tutti gli sportivi, seguivo la situazione e si sapeva che non sarebbe stato possibile farle – le parole di Voeckler a France Tv – Non è stata una sorpresa, quindi, ma un sollievo”. E la Nazionale, spesso definita nelle scorse settimane come già pronta? “Avevamo già fatto i nomi di Thibaut Pinot, Julian Alaphilippe e Romain Bardet, ma ci sono situazioni che possono cambiare. Il ‘telaio’ era stato creato attorno a loro tre e sapevamo anche che il problema era gestire la sequenza fra Tour e Giochi, tanto che sarebbe stato un lusso avere Bardet più fresco, visto che non aveva la Grand Boucle nei suoi programmi. Siamo fortunati ad avere tre corridori di questo livello, ma dovremo per forza di cosa rivedere i nostri piani, che al momento sono affondati”.

Resteranno loro i riferimenti per il 2021? “Non è possibile rispondere ora perché nel ciclismo ci sono dei valori garantiti, ma possono anche esserci corridori che si rivelano, una forma in declino o in evoluzione. Una carriera non è un fiume lungo e tranquillo, se arrivi da due anni eccellenti non è detto che poi tu non abbia una stagione difficile. Ora possiamo solo prendere nota che le Olimpiadi sono state rinviate, ripartiamo da zero. Nuove prospettive? David Gaudu potrebbe avere un ruolo diverso rispetto a quello di ‘compagno di lusso di Pinot’. E se Warren Barguil torna al suo livello migliore? E Guillaume Martin? Ancora non sappiamo dove potrà arrivare”.

I corridori come l’hanno presa? “È complicato per loro adesso pensare ai Giochi. Non che non importi, ma ciò che conta per loro è sapere quando riprenderanno. Non ho sentito nessuno lamentarsi o dire ‘non è giusto che non si possa andare in strada’. Mostrano un’assoluta civiltà e un grande senso di responsabilità”. Ma com’è possibile pensare di fare il Tour de France dopo il rinvio dei Giochi? “Per me, questi sono due eventi diversi, in termini di miscela di popolazione. Ci sono molte meno nazionalità diverse, meno attori, in termini di corridori, personale e giornalisti. E per quanto riguarda l’equità sportiva tutto il mondo è sulla stessa barca: dovremo vedere se i ciclisti potranno riprendere il loro allenamento allo stesso tempo, ma al momento non è assurdo pensare all’organizzazione del Tour. Certo, si potrà fare solo se la situazione sanitaria lo consentirà, non è necessario farlo a tutti i costi  e non sarà possibile se i ciclisti riprenderanno a gareggiare a metà giugno. Se si correrà, comunque,  sarà un Tour particolare e tutto il 2020 sarà un anno particolare. ”

In queste condizioni sarebbe un Tour de France quantomeno enigmatico: “Non so come sarebbe. Se tutti i migliori  fossero su un piano di parità in termini di allenamento, non cambierebbe molto. Ci sarebbero sorprese, ma in termini di spettacolo probabilmente la gara sarebbe  ancora più bella. Conosco ASO (Voeckler ne è anche testimonial – ndr), posso dire che sono estremamente rispettosi dei corridori e del pubblico e non giocheranno con la salute degli atleti. Prima dell’inizio di giugno, una decisione sarà già presa. È ovvio che se in quel momento i corridori non si stessero già allenando normalmente, sarebbe troppo tardi. ASO sta valutando,  pensano di poterlo organizzare, ma ripeto, hanno un grande rispetto per la parte sportiva, oltre quella economica”.

Voeckler è preoccupato per il futuro: “La situazione è catastrofica in termini di salute e dopo ci sarà l’economia disastrata. Per il ciclismo, alcune delle corse annullate non sopravviveranno: sono fatte da volontari appassionati e per alcune di queste non ci sarà futuro. Per quanto riguarda le squadre, i loro sponsor stanno diventando sempre più grandi: non ci sono più quelli piccoli, come Brioche La Boulangère all’inizio della mia carriera, la posta in gioco è colossale e queste grandi aziende saranno colpite dalla crisi. Quindi temo che sarà così anche per le squadre sostenute da questi sponsor”.

Dal punto di vista personale, il Ct francese racconta: “Sono contento di non essere più un corridore. Ovviamente guardiamo prima alla salute, ma è complicato gestire un periodo di inattività senza sapere quando ricominciare. In famiglia noi rispettiamo scrupolosamente le misure di contenimento, come tutti gli altri, e rimaniamo a casa. A livello di bici, tutto è posticipato e aspettiamo che il calendario venga re-impostato: quando questo succederà, vorrà dire che le cose stanno migliorando.  Mi rendo conto che c’è di peggio di quello che vivono i corridori e abbiamo una vera consapevolezza collettiva: rimango ottimista, siamo tutti esposti e la bicicletta è un accessorio, ma fa parte della vita come tutte le altre attività e non è certo egoistico parlarne”.

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